Il caos electro-punk rock de The Bloody Beetroots si infrange sul palco del Fool Festival

by Marche Today
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MORROVALLE (MC) – Il Fool Festival si conclude in bellezza con The Bloody Beetroots nella seconda data del loro “My Name is Thunder” tour. Il loro concerto di venerdì è stato rimandato a ieri, lunedì 3 luglio, causa maltempo e si pensava fosse una serata con molta meno affluenza rispetto al weekend ma al momento opportuno (una decina di minuti prima dell’inizio), i fan si sono ammassati sotto al palco e il concerto ha preso il via. Un’esplosione di elettronica sfumata dai suoni della chitarra elettrica, della batteria e del piano, questa è la musica dei Beetroots. L’attenzione dai brani martellanti, invasivi e sconvolgenti è spesso distratta dalla performance di “Rifo”, Sir Bob Cornelius Rifo, pseudonimo del cantante Simone Cogo, che è anche deejay e polistrumentista. Salta dal pianoforte con una sforbiciata sulle assi del palco, suo marchio di fabbrica, fa volare il microfono come un giocoliere, gira le casse per salirci sopra, si fa trasportare dal pubblico e, caso finora unico, “poga” con questo. A questo proposito, il “pogo” è il mezzo migliore per vivere ogni loro pezzo, delirante ai limiti della pazzia in uno straordinario mix di dance-punk, electro house e rock.

The Bloody Beetroots (letteralmente Le Maledette Barbabietole) non è una vera e propria band, ma un progetto di Simone Cogo di Bassano del Grappa (Vicenza), che prevede la rotazione dei musicisti, come capita ad esempio con Cosmo e Dardust. Rifo e i suoi elementi indossano a metà delle maschere, simili a quella di Venom, acerrimo nemico di Spiderman. Il cantante sul finire della performance ne indossa una nera con gli occhi da alieno-aracnide cerchiati di rosso che sembra uscita direttamente da un film della Marvel.

Il risultato finale del loro show è un mix tra Daft Punk e Kiss. Un “caos” musicale contagioso, virale che carica a mille la folla come una batteria energetica. Un’ora e venti circa di evasione senza pensieri e puro divertimento fisico.

Il loro concerto è stato aperto dagli Appaloosa, una band strumentale di Livorno che ha come fulcro la batteria ed altri tre elementi composti da chitarra, basso e synth pad. Il loro sound è psichedelico, duro e coinvolgente, e i pezzi del loro ultimo cd, Bab (2016), rievocano atmosfere cupe, amene, di inseguimento, da thriller noir su una strada americana.

di Donatella Rosetti

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