Leonardo Persico e la danza dinamica del suo styling

by Marche Today
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Leonardo Persico, stylist di Grottammare, è approdato recentemente come assistente stylist a Collectible Dry, magazine trimestrale con sede a Milano nato da un anno e ne cura la parte moda e produzione. Intrattiene i contatti con press office e showroom, va ai press day e alle sfilate, scrive mini articoli per il web sulla moda. La direttrice è Silvia Motta (precedentemente direttrice di Grazia), il giornale è improntato sulla moda vista in modo artistico, ed è completamente in inglese. Persico è molto in linea con la filosofia di questa rivista, dato che convoglia nello styling le sue altre due passioni, la danza e la musica.

Da dove ti è scaturita la passione per lo styling?

Ho preso l’indirizzo fashion design al NABA. L’ultimo anno ho frequentato il corso Comunicazione, Moda, Display, che riguarda art direction, metodologia, styling. Adoravo creare moodboard con una storia nella quale c’era ricerca delle immagini e dell’artista che si andava ad analizzare. Ho deciso di intraprendere questa strada. Dopo due anni da assistente, ho iniziato a buttar giù idee mie su vari shooting proposti da fotografi e riviste come Lui Magazine, Fucking Young, Flaunt, Sorbet Magazine. Per questi ultimi ho scattato speciali come Bulgari, Dior La Cruise del 2017, Louis Vuitton e Céline. Tre mesi fa sono stato preso da Collectible Dry. Quest’ultimo è in sintonia con il mio modo di vedere la moda come espressione artistica.

Chi è il re del fashion shooting, lo stylist o il fotografo?

Dipende. Spesso si arriva ad un compromesso. I moodboard a volte sono inviati dai fotografi, che vogliono scattare una storia. È una corona condivisa.

Come lavori?

La parte bella degli shooting da realizzare è la ricerca dei look da assemblare negli showroom. Se un indumento mi piace, lo seleziono indipendentemente dal brand. Appartengo a una rivista di nicchia, non mi sottometto alle leggi del mercato perché l’obiettivo è fare tendenza non vendere. Creo editoriali dinamici e uno scatto non deve essere mai uguale l’uno all’altro. Una storia deve essere come l’inizio e la fine di un film.

Quali sono le maggiori difficoltà che incontri sul set di uno shooting?

Molto spesso non hai il risultato sperato. Hai in mente un look ma poi la luce, l’hair styling, e il resto non combaciano. L’editoriale può essere bello lo stesso e piacere, però non era ciò che ti eri immaginato. Un ulteriore problema correlato può essere la difficoltà a far capire agli altri quello che si vuole.

Come definisci il mestiere di uno stylist?

Come un appassionato che fa qualcosa. La ricerca è continua, non solo di moda. Avere una vita sociale, ad esempio, ti cambia il modo di vestire e pensare. Mi danno fastidio gli stylist improvvisati che non hanno una solida cultura.

Sei anche art director, in che consiste?

Gestire oltre allo styling, l’hair styling, il make-up, la location esterna o in studio, la scenografia. In questo caso si ha potere decisionale sul fotografo. Più che art directing, è fashion editing. Nell’ambito del primo però mi sto cimentando per Collectible Dry in video alla Showstudio di Nick Knight, ossia nella produzione di fashion film, e stiamo cercando clienti che desiderino partecipare a questi progetti.

Tre qualità che uno stylist deve assolutamente possedere.

Creatività, conoscenza e positività. Non bisogna condizionare con umore negativo la buona riuscita di uno shooting. L’energia deve essere una costante nella vita.

Quali sono i tuoi stylist preferiti?

Lotta Volkova , Benjamin Bruno, Grace Coddington.

Prossimi progetti.

La produzione di film alla quale ho accennato prima. In generale, crescere in redazione e sviluppare nuove cose.

 

di Donatella Rosetti

Immagine di copertina: Bandal, Vein Magazine

 

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Disco Smack, Flaunt Magazine

 

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Special Bulgari, Sorbet Magazine

 

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Back to School, Flaunt Magazine

 

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Speciale Frankie Morello, The Fashionisto


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