«Quando ero piccola, mia mamma lavorava in un negozio di cartoleria e vendeva anche VHS. Ogni tanto riportava a casa una videocassetta nuova, di solito film d’animazione ma non solo». Ricorda così la sua infanzia Federica Belletti, originaria della provincia di Fermo, e oggi produttrice cinematografica alla Film Manufacturers Inc di New York. «Il cinema, così come la televisione, ha da subito assecondato la mia natura curiosa e creativa. Sono cresciuta guardando Balto, ma anche film come Matilda, Hook di Spielberg e Madeleine». Così consumava storie e imparava mondi, reali o immaginari, lontani dal suo.
Nel sussidiario di Italiano studiato alle scuole medie, c’era un capitolo sul neorealismo. Interessata, la professoressa le assegna la visione di “Roma Città aperta” di Rossellini. «Per la prima volta, mi resi conto che il cinema era una vera e propria arte, capace di comunicare emozioni ma anche di suscitare riflessioni sul mondo che ci circonda. Subito dopo ho guardato “Bellissima” con Anna Magnani, la cui interpretazione come Maddalena Cecconi mi ha folgorata».
Alle superiori, il cinema rimase un interesse laterale. «Ricordo di aver provato un’enorme confusione quando, terminata la maturità, mi sono trovata a dover scegliere quale Università frequentare. Volevo imparare di più sulla cinematografia ma era difficile capire quale percorso intraprendere». Si iscrive alla Facoltà di Comunicazione presso l’Università IULM di Milano dove si laurea con lode e, fra un esame e l’altro, inizia a scrivere recensioni per un blog. Riesce ad entrare al Giffoni Film Festival in qualità di giurata Masterclass; comprende che il mestiere del produttore va ben oltre il finanziamento di una pellicola e sceglie di intraprendere quella strada. Nel 2018 si laurea alla Columbia University e riceve il premio, per lei molto significativo, “Arthur Krim Award for excellence in Producing”.
«Uno dei film su cui ho lavorato come Produttrice Creativa è stato poi selezionato nel prestigioso laboratorio del Tribeca Film Institute, che ci diede l’opportunità di interfacciarci con diverse case di produzione fra New York e Hollywood. Nel 2020 sono poi entrata a far parte della “British Academy of Film and TV”, attraverso un programma che si chiama Newcomers, l’occasione data ad artisti internazionali che lavorano in America di incontrarsi, fare gruppo ed accedere ad iniziative dedicate».


Nel lavoro si definisce una persona ambiziosa, collaborativa, creativa, pragmatica, coerente, affidabile ed entusiasta. Si ispira a chiunque riesca ad essere un/una leader senza ego, persone che assecondano il processo collaborativo del fare un film con apertura e non presunzione. «C’è una produttrice in particolare, Veronica Nickel, che mi sta molto a cuore perchè mi ha assegnato il primo lavoro nel cinema come Location Manager».
In questo momento, sta lavorando a due documentari come Produttrice Associata e si sta occupando della campagna promozionale di un cortometraggio australiano del quale è Produttrice Esecutiva. Il film “Ayaan“, diretto da Alies Sluiter, è stato proposto per gli Oscar come Miglior Cortometraggio.
In questo momento, sta lavorando a due documentari come Produttrice Associata e si sta occupando della campagna promozionale di un cortometraggio australiano del quale è Produttrice Esecutiva. Il film “Ayaan“, diretto da Alies Sluiter, è stato proposto per gli Oscar come Miglior Cortometraggio.

«Le mie mansioni cambiano a seconda della giornata. Un mix di ricerca, di creazione di budget per vari progetti, creazione di “pitch” o presentazioni utili per trovare collaboratori o vendere un film, valuto presentazioni di progetti proposti, leggo materiali e cerco proprietà intellettuale da sviluppare internamente che si allinei con il gusto e gli interessi dei produttori Senior. Quando ho tempo, continuo a produrre cortometraggi di fiction e a scrivere lungometraggi».

«Dei miei lavori, sono molto affezionata al cortometraggio REFUGE perchè è stato il primo film che ho avuto il privilegio di produrre dallo sviluppo, alla produzione, alla post produzione e alla distribuzione. Lo adoro per la collaborazione con il regista Federico Spiazzi, lo adoro per le persone che ho incontrato ad Atene e perchè c’è stata tanta determinazione e tanto cuore nel realizzarlo. Mi sono resa conto che la soddisfazione di mettere il tuo lavoro di fronte agli occhi di un pubblico è un passo catartico del processo produttivo. È il momento della condivisione collettiva, il momento di un’esperienza e quando “Refuge” è stato distribuito online dal rinomato media americano The New Yorker, mi ha emozionata tantissimo».
Un sogno nel cassetto? «Poter tornare a casa, nelle Marche, e girare il mio progetto con un mix di talenti internazionali e della regione».